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Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Venga il mio sacrificale fisico.
Terza richiesta: il costo. Sacrificale di provenienza diretta:
suicidio. Un elenco giovanile. Giovane fragilissimo
per la sua egoisticità. Sapore di morte che quando viene
aggredita dal sacrificale di provenienza egoisticale si
toglie la vita. Un segno che ci parla del suicidio pneumatico
e del costo eternale.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno, che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Preghiera sacrificale da
dire e da fare. Bene appellato e collocato. Bene augurato e
perorato: venga il tuo Regno sacrificale: temporale e eternale.
Col tuo il nostro: il cosmico, il bellico, l’inimicale, il fisico:
venga il nostro sacrificale fisico. Deriva dalla forma
potenziale della vita. Effettivamente ad essa unito, affettivamente
stralciato da essa. Possibile la riappacificazione
mediante l’amore sacrificale che attingiamo dal visuato
Paterno pronto a rispondere a queste richieste:
1) Cosa mi vuoi dire
2) Cosa mi vuoi fare
3) Quanto mi vieni a costare: dolore fisico e morale sono
il suo costo.
Normale per il sacrificale di evenienza sua. Maggiorato
per quello di provenienza nostra.
1) Indiretta: disordine morale sessuale e alimentare.
2) Mista: la assunzione della droga.
3) Diretta: il suicidio fisico.
In Italia molti suicidi (4000 annui circa). 10% adolescenti;
60% tra 15 e 35 anni.
L’ISTAT in un suo rapporto parla di un preoccupante processo
di crisi di identità tra i giovani. È una diagnosi psicologica
sicuramente superficiale: altro che crisi di identità!
Ecco la diagnosi pneumatica.
Il giovane è un essere fragilissimo. La sua fragilità è dovuta
alla sua egoisticità galoppante. Essa si fa su con lui, con
l’impiego costante ed esclusivo di quell’amore egoisticale
che lo mette in tensione piacerale.
L’egoisticità ha sapore di morte, piacevole fin che volete,
ma è tutta pervasa di morte; non di morte fisica, ma pneumatica:
è la morte viva dell’amore. Il sacrificale non cessa
dal suo naturale fluire. In più, il tessuto di una vita vissuta
egoisticamente accresce il flusso naturale. Quando i due
sacrificali vanno in somma, l’egoisticità, che fa la persona
fragilissima, si sente schiacciata e compressa; non ne porta
quel peso opprimente; c’è una sola via per liberarsene: farla
finita, in uno di quei modi che si sono appresi dal vivere.
Il suicidio è l’ultima vendetta dell’egoisticità piacerale contro
il sacrificale. Si elimina il sacrificale uccidendosi. Che inganno
non microscopico, ma macroscopico. Procediamo pure
sulla via del piacerale. Ma ancora una volta la soluzione del
problema l’ha in mano il Padre. Per accettazione vuole che
uno si uccida fisicamente non per un gusto da macellaio, ma
per una finalità altissima. Vuole che si producano questi segni
che Lui vuole parlanti e profeticali. Con l’egoisticità (sconfitta)
mai giungere a toglierti la vita fisica. Sicuramente arrivi a
toglierti la vita dell’amore. Già in questa vita quanto ce lo fa
pagare caro il piacerale. Lascio a ciascuno pensare e immaginare
il costo eternale del piacerale terreno.

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