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Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Venga il mio sacrificale fisico. Terza richiesta: costo maggiorato
del sacrificale di provenienza mista: droga.
1) Cosa fa: sospensione dello stato coscienziale della vita.
Fa massacro di ogni sacrificale umano e religioso.
2) Due humus per prosperare: l’economico e lo psicologico:
immersione nel mondo del piacere.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno, che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo.
Quando pregate, voi dite: Padre nostro che sei nei cieli.
Preghiera sacrificale da dire e da fare. Bene appellato e
collocato. Bene augurato e perorato: venga il tuo Regno
sacrificale: temporale e eternale. Col tuo il nostro: il
cosmico, il bellico, l’inimicale, il fisico: venga il nostro
sacrificale fisico. Deriva dalla forma potenziale della vita.
Effettivamente ad essa unito, affettivamente stralciato da
essa. Possibile la riappacificazione mediante l’amore
sacrificale che attingiamo dal visuato Paterno pronto a
rispondere a queste richieste:
1) Cosa mi vuoi dire
2) Cosa mi vuoi fare
3) Quanto mi vieni a costare: dolore fisico e morale sono
il suo costo normale per il sacrificale di evenienza,
sempre maggiorato per quello di provenienza mia: ora
indiretta: disordine morale e alimentare; ora mista: la
droga: sostanza chimica che ti dà il massimo piacere,
ricaricabile, dilatabile in tutto il corpo.
Non è evasione da se stessi. Infatti la persona è conscia del
suo vivere; gli deriva dal senso della vita che al presente è
regolato unicamente da quella egoisticità che gli ha eliminato
la sacrificalità. (Paradiso sensibile e psicologico indisturbato)
Ma il sacrificale è sempre di arrivo e di ritorno.
Che fare per impedire l’accesso del sacrificale al senso
egoisticale della vita, che non lo vuole più accogliere?
Ecco il ritrovato: la droga.
Con essa è possibile sospendere momentaneamente e con
intensità crescente lo stato (o senso) coscienziale della vita,
in un modo piacevolissimo. Quel piacerale ti ubriaca il senso
della vita al punto tale da impedire il rifarsi del senso sacrificale
della vita (un po’ come nel caso di Sansone). Così
l’egoisticità elimina forse per sempre la sacrificalità della
vita. Ne viene un orribile massacro di tutto quello che ha
sapore di sacrificale: studio, professione, lavoro, impegno
famigliare, attività sociale: vanno immancabilmente al massacro.
Gioco al massacro cui non sfugge la fidealità cristiana,
la moralità, la ecclesialità: il sentirsi e il fare Chiesa nel
compiere gli atti religiosi comunitari. Solamente un residuato
religioso può dare la forza e la capacità di lasciare la
droga. Ma cosa rimane là dove si è messa al bando di religioso?
Il germogliare e il prosperare della droga è dovuto a
un duplice terreno. È l’humus della droga.
1) Il primo è l’humus economico: nei lontani tempi di
povertà, della droga non se ne faceva nemmeno parola.
Nei tempi presenti del benessere la droga passa su tutte
le bocche. Ma l’humus economico non avrebbe nulla
da fare se non vi avesse ad accadere:
2) L’humus psicologico: per prima cosa la ricchezza per una
crescente dilatazione egoisticale. Col denaro entra in azione
l’amore Paterno egoisticizzato. È un amore che assume
una tale mostruosità da prendere e da divorare tutto quello
che piace. La progressione del piacerale non è aritmetica:
1+1=2,...ma è geometrica: 2,4,8,16,... La voracità egoisticale
la fa gigantesca proprio la natura dell’amore Paterno.
Siccome è amore sacrificale, si sazia unicamente di sacrificale,
mentre il piacerale non sazierà giammai l’amore
egoisticizzato. È una belva che dopo aver divorato ha più
fame di prima. Qui proprio l’appetito viene mangiando. La
droga è il traguardo possibile del piacerale. Essa ti dà il
massimo di piacere abbinato alla graduale eliminazione
del senso della vita, in modo che il sacrificale non ottenga
più alcuna umana percezione. Una estasi non immaginabile,
un paradiso che non ammette ritorni alla realtà.

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