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Decimo dono: pregare il sacrificale da fare.
Venga il sacrificale fisico.
Terza richiesta: al naturale la persona sa aggiungere il
dolore artefatto: sensibile, sommo, con metodi raffinati: è
umano, diabolico e Paterno: la tortura. Spiegazione. Il
Padre vuol significare il suo nel tempo; il suo e il nostro
nell’eterno prima sulla imago e poi nel corpo della risurrezione.
Capaci di esecrare e di denunciare l’assenza di
Dio, non il messaggio.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno, che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo.
Quando pregate, voi dite: Padre nostro che sei nei cieli.
Preghiera sacrificale da dire e da fare. Bene appellato e
collocato. Bene augurato e perorato: venga il tuo Regno
sacrificale: temporale e eternale.
Col tuo il nostro: il cosmico, il bellico, l’inimicale, il fisico:
venga il nostro sacrificale fisico.
Deriva dalla forma potenziale della vita. Effettivamente ad
essa unito, affettivamente stralciato da essa.
Possibile la riappacificazione mediante l’amore sacrificale
che attingiamo dal visuato Paterno pronto a rispondere
a quattro richieste:
1) Cosa mi vuoi dire
2) Cosa mi vuoi fare
3) Quanto mi vieni a costare
Il suo costo è il dolore fisico e morale. Il fisico naturale è
assai vario nella sua intensità: dal tenue al fortissimo. Dal
costo dipende il suo valore.
Più costa, più vale. È lui che avvalora il sacrificale. Mi è
pure beneficale: mi chiama alla guarigione, e mi parla di
quell’altro dolore pneumatico che è bene averlo di qui, per
non sentircelo scoppiare alla nostra nascita al cielo.
Il fisico è naturale, quindi sopportabile con un normale
amore sacrificale.
Satana vuole elevare il costo fino alle stelle lanciandoci
sulla via del piacerale che va riducendo la capacità a soffrire
fino al punto da rendercelo insopportabile, e avviarci
a una decisione che può essere fatale: l’arma della preghiera,
l’arma del suicidio e l’arma di una morte dolce:
l’eutanasia.
Al naturale le persone te ne sanno aggiungere un altro: il
dolore fisico artefatto. È un dolore provocato ad arte.
Quasi quasi lo chiamerei: dolore artistico.
1) È un dolore sensibile che può essere procurato sensibilmente
solamente dalla persona fisica. Satana non ne è
capace direttamente. È un dolore che supera immensamente
il naturale, anche perché viene prodotto con tecniche
dolorifiche che ci fanno rabbrividire al solo pensarle:
pensate alle membra scarnificate, straziate, pensate
allo spasimo di esse (di una crocifissione). Un termine
che racchiude: tortura.
2) Per fare questo la persona dispone di un potenziale diabolico.
La crescita dell’odio umano può toccare vertici sbalorditivi,
al punto da eliminare qualsiasi senso di pietà e di
compassione verso la sua vittima. Odio diabolico dunque.
3) Ma non solo, perché non è assente il Padre. È Lui che
accetta di lasciarsi trascinare a un odio orribile pronto a
esprimersi in quelle forme orribili. Non ci è facile trovare
una spiegazione a questi fatti da brivido, che sarà
bene non lasciar vedere in televisione dai figli; ma il
visuato è pronto a fornircela.
Tortura umana mette in scena la Paterna Pneumatica e ci
vuol dare in anticipo una pallida idea di quella tortura pneumatica
che Satana col suo esercito diabolico è pronto a scatenare
eternamente prima sulla imago di un dannato e alla
fine dei tempi sul corpo della risurrezione di un dannato.
Davanti a tale dolore artefatto praticato nei campi di sterminio
dell’ultima guerra mondiale, perpetrato in intere nazioni,
come la ex Jugoslavia, noi Chiesa cristiana siamo capaci
solamente di disapprovare, di giudicare, di esecrare, e
caso mai di invocare la vendetta di Dio, e non ce la facciamo
a cogliere quel messaggio profeticale che il Padre ci
vuol far giungere. Qualsiasi tortura sensibile non è paragonabile
a quella pneumatica che Satana ha in animo di praticare
su quelli che saranno suoi per sempre.

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