351

Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Venga il mio sacrificale fisico.
Terza richiesta: il suo costo.
Maggiore il costo del sacrificale di provenienza alimentare.
1) Costo personale: tortura psicologica.
2) Costo famigliare: vendetta verbale.
3) Costo sociale: la vergogna menzognante.
La confessione al medico. Il costo non fa cambiare vita. Si
paga con la morte sottoscritta. Dio ventre.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno, che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Preghiera sacrificale da
dire e da fare. Bene appellato e collocato. Bene augurato e
perorato: venga il tuo Regno sacrificale: temporale e eternale.
Col tuo il nostro: il cosmico, il bellico, l’inimicale, il
fisico: venga il nostro sacrificale fisico. Deriva dalla
forma potenziale della vita. Effettivamente ad essa unito,
affettivamente stralciato da essa. Possibile la riappacificazione
mediante l’amore sacrificale che attingiamo dal
visuato Paterno pronto a rispondere a queste richieste:
1) Cosa mi vuoi dire
2) Cosa mi vuoi fare
3) Quanto mi vieni a costare: dolore fisico e morale sono
il suo costo.
Costa quello di evenienza, ma costa ancor di più quello di:
*) provenienza personale indiretta: il disordine morale sia
sessuale che alimentare. La alimentazione ha la sua attrazione:
il piacere. Buono se impiegato come mezzo, rovinoso
se trasformato in fine. Rovinoso e alla salute pneumatica
e alla fisica. Alla tavola può farsi un inferno; a tavola
può farsi un ammalato: sacrificale di provenienza indiretta.
Allora il profeticale ha il suo segno: malattia fisica provocata
dal disordine morale. Quale la parlata di quel segno?
Ora dobbiamo proprio guardare al segno per coglierne il
costo: il sacrificale di provenienza viene a costare molto di
più di quello di evenienza.
1) Il costo più forte è quello personale. Col piacere alimentare
finalizzato, la persona va accumulando il piacere del
vivere, che dà crescita continua alla comunione meitaria.
(Tende alla sua stabilità) Quello che costruisce personalmente
viene sinistramente colpito da lui stesso. (Il piacere
finalizzato prima la costruisce e nel contempo la demoli-
sce) Dal disordine alimentare ecco la fuori uscita del sacrificale
di provenienza piacerale. Ne viene dolore morale e
pianto ambedue egoisticali. (Tortura psicologica implacabile)
È lo spasimo e la terribile agonia della comunione
meitaria che colpisce l’uomo personalmente. Volete una
immagine? È come la persona che nervosamente, furiosamente
e in modo implacabile batte la testa contro il muro
fino a sfracellarla nell’atto di gridare: è colpa mia, è colpa
mia, è tutta colpa mia! E gridando, si scaraventa contro il
muro in modo sempre più violento. Attenti a questa via
che può portare di filato al suicidio.
2) A questo punto si inserisce il costo famigliare. Già prima
il disordine alimentare ha suscitato e scatenato la rivolta
famigliare. Adesso può consumare la sua vendetta ora verbale:
sono una lama tagliente quelle parole: ‘Chi è causa
del suo mal pianga se stesso’. E quell’altra ancor più acuminata:
‘L’hai voluta, adesso tientela!’. ‘Adesso arrangiati!’.
Vendetta, rifiuto, condanna: costo famigliare terribile.
3) E cosa dobbiamo dire del costo sociale? Davanti a tutti è
una scottante vergogna, contro la quale si combatte con la
menzogna per nascondere, per negare, per scusare, magari
per incolpare l’ambiente famigliare di un colpevole
abbandono o di una concertata ostilità famigliare. ‘Mi
erano tutti contro, allora io mi sono dato al bere’. È la confessione
che si deve fare davanti ai medici curanti. Quanto
brucia, quanto pesa, quanto costa! Difficile che un simile
costo ti porti a un cambiamento di vita. Più facile è masticare
la rivincita: ‘Lasciami guarire, che poi lo so io che
cosa fargli!’. Satana! Quanto sei crudele con i tuoi clienti!
Lo sei di qua e quanto non sarai di là!. Non una sola volta
il piacere lo fa pagare con la vita. Ne erano contenti: con
la pancia piena. Che ne sarà con un simile Dio?

Nessun commento:

Posta un commento