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Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Venga il mio sacrificale fisico.
Terza richiesta: sacrificale di provenienza mista: droga.
Spiegazione: non mancanza di ideali, ma dell’ideale
sacrificale, ideale divino.
*) Lo assuma la famiglia che sappia sfidare una società e
non lasciarsi forzare dai figli. La soluzione l’ha in mano
il Padre che vuole il drogarsi per accettazione.
Educazione e pratica nostra sacrificale.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno, che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Preghiera sacrificale da
dire e da fare. Bene appellato e collocato. Bene augurato e
perorato: venga il tuo Regno sacrificale: temporale e eternale.
Col tuo il nostro: il cosmico, il bellico, l’inimicale, il
fisico: venga il nostro sacrificale fisico. Deriva dalla
forma potenziale della vita. Effettivamente ad essa unito,
affettivamente stralciato da essa. Possibile la riappacificazione
mediante l’amore sacrificale che attingiamo dal
visuato Paterno pronto a rispondere a queste richieste:
1) Cosa mi vuoi dire
2) Cosa mi vuoi fare
3) Quanto mi vieni a costare: dolore fisico e morale sono
il suo costo.
Normale per il sacrificale di evenienza, maggiorato per
quello di provenienza mia. Indiretta: dal disordine morale
sessuale e alimentare. Mista: dalla droga: sostanza chimica
che gradualmente sospende lo stato coscienziale della
vita con sommo piacere. Ne viene il massacro di quanto di
umano e divino ha sapore sacrificale. La droga dispone di
un terreno psicologico che la fa prosperare. La persona nel
benessere viene prima avviata a un vivere piacerale, subito
entra in pista e nella sua corsa sfrenata ti giunge al massimo
del piacere: la droga.
Oggi chi non si preoccupa? Tutti; ma in che modo? Ci si
volge prontamente alla educazione impartita ai giovani e
subito ne esce l’accusa: non abbiamo dato ai giovani dei
grandi ideali. Radunate pure tutti gli ideali che volete, ma
non ne trovate uno solo che possa resistere all’assalto del
piacerale drogale. C’è un solo ideale che lo possa sfidare:
l’ideale del sacrificale. (Evangelico e pneumatico) Un
ideale divino. Dovrebbero assumerlo tutte le agenzie educative:
la famiglia, la scuola, la Chiesa. E non solo assumerlo,
ma realizzarlo.
1) In primo luogo la famiglia che è chiamata a impiantare fin
dal suo primo costituirsi, a partire dalla celebrazione
matrimoniale, uno stile sacrificale sobrio e austero. È la
famiglia che deve sfidare le sollecitazioni di una società
che per fare grossi guadagni soffia pubblicitariamente sul
fuoco del piacerale. È ancora la famiglia che non dovrebbe
temere la protesta giovanile che esige un allineamento
con la società del godimento pieno. Contrastandoli li perderete
momentaneamente, ma favorendoli in tutto li perderete
per sempre. La difficoltà più grossa è nel cuore dei
genitori. Dunque è nel cuore egoisticale e non sacrificale
dei genitori. Non c’è allora da inveire sui figli che vanno
in pista piacerale, ma è un cuore egoisticale da spezzare.
2) Dovrebbe venire in vostro aiuto una Chiesa che è uscita
dal sacrificale di un Figlio divino umanato, ma finanche
lei ha bandito dal suo dire parole sgradite come:
mortificazione, rinuncia, rinnegamento. Dobbiamo
anche dire che la soluzione della droga è nel Padre.
Occorre sapere se Lui che ha messo mano a tutto e tutti la
vuole o non la vuole. Dal visuato Paterno ho attinto la sua
volontà. Il drogarsi lo vuole Lui e lo vuole non per induzione,
ma per accettazione. Accetta la crescita egoisticale della
persona: lo sfideamento globale, e la smoralizzazione graduale.
Vuole accettando una orribile morte del suo amore, e
dandole una finalità altissima. Eccola: fornire all’umanità un
audace segno profeticale della sua gravissima malattia: quella
dell’amore. Il drogarsi è lì con tutto il suo piacere: il piacere
della morte fisica lenta progressiva. È lì per dirmi sulla
faccia il mio piacere: il piacere della morte dell’amore lenta
e progressiva. Ascoltiamo la predica dei drogati e invece di
inveire su di loro, mettiamo mano decisa sulla nostra egoisticità.
La mia guarigione può salvare un drogato.

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